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Quattro mani e venti dita

Lunedì 30 settembre 2013


In certe occasioni sembra di assistere a un vero e proprio mistero della fisica e della fisiologia: venti dita scattanti impegnate a suddividersi virtuosisticamente gli ottantotto tasti di un pianoforte, con conseguente incrocio di mani, braccia e menti. E la cosa più sorprendente è che il frutto di questo caotico groviglio è quasi sempre una musica tra le più soavi, un sentimento tra i più sublimi.

Se magari oggi ci possono apparire un poco esotiche, le composizioni per pianoforte a quattro mani erano invece popolarissime in un’epoca – quella ottocentesca – dove in ogni salotto borghese c’era un pianoforte cui destinare i momenti migliori della giornata e della settimana: madre e figlia, moglie e marito, amici e parenti trovavano infatti una delle occasioni di più intensa condivisione nel poter suonare assieme su quell’unica tastiera.

Da un lato venivano quindi trascritte per pianoforte a quattro mani tutte le composizioni più famose ed apprezzate originariamente composte per altri organici: una sorta di hit parade per la pratica domestica. Dall’altro lato erano gli stessi compositori ad utilizzare il pianoforte a quattro mani – assai più ricco nell’armonia, nell’arrangiamento e nella dinamica rispetto a quello suonato da un unico interprete – come banco di prova per nuovi brani che avrebbero poi avuto come destinazione finale l’orchestra sinfonica. Non stupisce quindi vedere impegnati in questo tipo di esercizio autori come Mozart e Brahms, noti anche e soprattutto per le partiture orchestrali di grande respiro.

Un altro elemento, infine, che ha contribuito notevolmente alla letteratura per pianoforte a quattro mani è stato quello didattico: un’occasione ideale (e spesso assai virtuosistica) affinché maestro e allievo si potessero misurare uno accanto all’altro in composizioni dal valore artistico assolutamente compiuto, ben oltre – quindi – il mero esercizio tecnico. E in questo senso sono da intendere le opere di due tra i più celebri didatti del pianoforte di tutte le epoche: Carl Czerny e Ferruccio Busoni.


Luca Colombo · pianoforte

Ha studiato a Milano con Midori Kasahara e con Mario Panciroli, diplomandosi presso il Conserva­torio «A.Vivaldi» di Alessandria.

Successivamente ha studiato a Rimini con il Maestro Alfredo Speranza ed ha partecipato a numerose masterclasses tenute, tra gli altri, da Lazar Berman, Vitaly Margulis ed Aldo Ciccolini. È stato premiato in concorsi nazionali e internazionali e ha tenuto concerti in Europa, in America e in Giappone. Ha fondato, con la moglie Sugiko Chinen, un duo pianistico. Parallelamente agli studi musicali ha completato anche quelli in campo scientifico, conseguendo la laurea in fisica presso l’Università degli Studi di Milano. Nel 2009 ha pubblicato il suo primo cd in duo con il clarinettista Raffaele Bertolini, dedicato alle musiche di Astor Piazzolla. Nello stesso anno ha tenuto un recital a New York, in trio con il flautista Yuri Ciccarese ed il clarinettista Raffaele Bertolini, ed un concerto di gala ad Okinawa, in Giappone, in duo pianistico con la moglie Sugiko Chinen e con la partecipazione del Okinawa Rossini Choir. Ha suonato come solista con l’Orchestra dell’Assunta in Vigentino a Milano e con la Karlovy Vary Symphony Orchestra nella Repubblica Ceca. Dal 2001 è presidente e direttore artistico dell’associazione «Notturno» e dal 2009 collabora con l’Associazione «Amilcare Ponchielli» di Busto Arsizio, curandone la stagione come direttore artistico e musicale.


Sugiko Chinen · pianoforte

Nata ad Okinawa (Giappone), ha frequentato la «Accademia Musicale Musashino» di Tokyo, dove si è laureata sotto la guida dei Maestri Sakoh Atsushi e Ichiahashi Tetsuo. Dal 1993 si è trasferita in Italia dove ha studiato con S. Marengoni, F. Angeleri e M. Panciroli. Successivamente si è perfezionata con Alfredo Speranza ed ha frequentato numerose masterclasses tenute dal Maestro Aldo Ciccolini. Ha tenuto numerosi concerti in Italia, Giappone, Spagna, Francia ed Austria. Come solista ha collaborato con l’orchestra messicana «Camerata in Movimiento» (Concerto K415 di Mozart), con il quartetto Harmonia di Milano (Concerto K413 di Mozart) e con il coro giapponese «Okinawa Rossini Choir» («Petite Messe Solennelle» di Rossini) e con numerosi altri ensemble da camera. Particolare attenzione ha dedicato, sin dall’inizio della sua attività alla collaborazione con cantanti sia in Giappone che in Italia, approfondendo la sua preparazione anche con il Maestro E. Furlotti, di cui è stata assistente durante i suoi corsi tenuti ad Okinawa. In qualità di accompagnatrice ha tenuto numerosissimi concerti sia in Italia che in Giappone, collaborando con svariate istituzioni fra cui l’associazione «Notturno», il Consolato Generale del Giappone a Milano, l’associazione«Ponchielli» di Busto Arsizio, le associazioni «Ai no kai» e «Vivace» di Okinawa.


Programma

W. A. Mozart 1756–1791
Sonata in re maggiore KV 123a
• Allegro
• Andante
• Allegro molto

Franz Schubert 1797–1828
Fantasia in fa minore op. 103 (D 940)

Ferruccio Busoni 1866–1924
Finnländische Volksweisen op. 27
• Andante molto espressivo
• Andantino

Carl Czerny 1791–1857
Ouverture Caractéristique et Brillante op. 54
• Allegro vivo e spirituoso

Johannes Brahms 1833–1897
Tre danze ungheresi
• N. 1 in Sol minore (Isteni czàrdas)
• N. 4 in Fa minore (Kalocsay Emlék’)
• Nr. 5 in Fa diesis minore