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Ul zio Güstin

Lunedì 1 ottobre 2012


Una serata letteraria sul filo della memoria del nostro territorio

«Fu proprio a Turesela, Torricella, che nel 1799 il principe Suvaroff – gran Generale dell’armata russa in Italia – stabilì l’accampamento suo e dei 20’000 soldati che lo accompagnavano. Conoscendo il carattere violento e rapace di quella gentaglia il capo villaggio Pieu ordinò agli abitanti di fuggire sui monti, portando con sé oggetti utili, animali domestici e viveri. Così tutti si erano messi in salvo sugli alpeggi, ma il Pieu ogni tanto scendeva in paese per controllare. Una volta sorprese un soldato che cercava di entrargli in casa. Furente, il capo villaggio lo colpì alla testa con una grossa pietra e lo uccise. Quindi lo seppellì nella vigna e il delitto rimase impunito, ma probabilmente qualcosa trapelò poiché più di un secolo dopo zio Giüstin, lavorando nel vigneto che era stato del Pieu, scoprì un resto di cintura, una fibbia e una scatoletta metallica contenente tre pallini di piombo».

In queste poche ma affascinanti righe trovano spazio praticamente tutte le coordinate dell’arte di cantastorie di Mariadele Patriarca:punto primo Torricella, il paese in cui è nata, cresciuta e di cui ha assimilato il dialetto in una naturale commistione con le inflessioni mo-mò, riportate dalla madre che era originaria del Mendrisiotto.

Punto secondo lo zio Giüstin, quell’ometto dagli occhi ridenti che nei giorni di festa compariva in casa, si sedeva, preparava con gesti lenti la pipa, beveva un po’ di vino e, quando vedeva che l’attenzione di bambini e adulti era al culmine, cominciava a narrare affabulando tutti i presenti.

Ed infine la commistione tra reale ed immaginario, tra finzione e quotidianità concrete nella valle del Vedeggio. Perché se quella storia dei russi può apparire oggi piuttosto inverosimile, basta rispolverare qualche cronaca dell’epoca per accorgersi del contrario: 

«Il Quartier Generale del Principe Costantino figlio dell’imperatore russo assieme al gran generale Suvaroff era nelle Taverne. Quasi tutti li Russi a cavallo avevano la barba lunga con una beretta rossa ed azzurra, con due pistole al seno, e con una picca lunga più di dieci brazza. Bel vederli sopra quelli cavalli camminare come vento».


Mariadele Patriarca · narratrice

Nata a Torricella, ha avuto la fortuna di crescere accanto a «Ul zio Güstin», un prozio abilissimo nella pratica di raccontastorie. Queste storie sono rimaste nascoste nel profondo del suo cuore finché, frequentando alcuni corsi di narrazione, le ha riscoperte. Sono storie vere, storie accadute in famiglia oppure vicende strane, avvenimenti vari, fatti d’emigrazione. Ul zio Güstin era una fonte inesauribile e le sue storie stanno felicemente riemergendo a gettito continuo, dalla penna e dalla voce di Mariadele.
Sono in dialetto perché quella è la lingua con la quale sono nate e sono state narrate. Da qualche tempo Mariadele le racconta nei più svariati contesti: alla Notte del Racconto, nel suo Salotto del Racconto nell’antico nucleo di Torricella, nelle biblioteche, nelle scuole e a chi le vuole ascoltare.


Claudio Mella · chitarra · mandola

Claudio Mella ha suonato la chitarra con Enzo Jacchetti e la Pocafera band negli anni ’70 e ‘80. Recentemente si è avvicinato al mandolino, dedicandosi alla musica acustica popolare e da ballo. 


Angelo Miglio · flauti dolci

Suona i flauti dolci prediligendo il repertorio di danze popolari dagli Appennini all’Irlanda, passando dall’Occitania e dalla Bretagna.


Programma

Una serata letteraria sul filo della memoria del nostro territorio. Racconti narrati in dialetto ticinese e accompagnati con musica popolare.