Il peso dell’esperienza, verrebbe da dire. Di quella grande esperienza pratica e di quel magistero tecnico che indussero Mozart – nella piena maturità artistica, ancorché giovane in età – a concepire un’opera come il Trio con pianoforte in do maggiore KV 548. Il periodo di composizione era quello delle due grandi sinfonie n. 39 in mi bemolle e n. 40 in sol minore, anzi: alla Sinfonia n. 39 corrispose il Trio KV 542 mentre alla Sinfonia n. 40 corrispose il nostro. Tanto che i critici hanno rilevato molti parallelismi incrociati: così complessi ed esuberanti i primi due, tanto raccolti e compassati gli ultimi due. Ma a spiegare un simile, apparente, passo indietro nella linea del progresso formale mozartiano sono delle considerazioni di ordine bassamente pratico: si tramanda che Mozart, dopo i fasti sperimentali del KV 542 scelse appositamente – quando si dice l’esperienza… – di scrivere il Trio KV 548 in modo più semplice per favorirne la commercializzazione presso i dilettanti appassionati di musica da camera.
Anche Ernst Bloch nel 1924 poteva vantare un’esperienza artistica di tutto rispetto. Erano infatti gli ultimi anni del suo soggiorno americano, poco prima del rientro in Svizzera e delle a noi vicine frequentazioni capriaschesi. Gli Stati Uniti gli avevano dato fama e riconoscimento, sia come direttore sia come autore, e il suo stile – tardoromantico con forti radici nella cultura ebraica – si era temprato fino a raggiungere un’organica perfezione. I Tre notturni non sono però musiche direttamente riferibili all’ebraismo, ciononostante il carattere notturno del titolo e particolari denominazioni dei movimenti (come il terzo: Tempestoso) lasciano trasparire la vivida capacità descrittiva ed evocativa che Bloch maturò proprio in quel contesto.
Un’esperienza umana è quella che invece ha connotato il Trio per pianoforte n. 3 in fa minore, op. 65 di Antonín Dvořák. Un’opera decisamente più matura delle due dedicate allo stesso organico che l’hanno preceduta. Non erano invero passati moltissimi anni dal Trio n. 2 ma la maturazione stilistica dell’autore – riscontrabile sia nella tecnica sia nell’ispirazione – è evidente quasi al punto da apparire sorprendente. Il Trio n. 3 è un’opera decisamente ampia, in cui il pianoforte è perfettamente integrato nel contesto cameristico, dove il carattere assume dei toni più scuri e dove la scrittura musicale denota un approccio serio e consapevole. Forse perché nei pochi anni trascorsi dal precedente trio Dvořák dovette da un lato scontrarsi col cocente insuccesso in ambito lirico, dall’altro confrontarsi direttamente con una personalità umana e artistica del calibro di Johannes Brahms.
Felix Froschhammer · violino
Nato a Monaco di Baviera nel 1984 ha iniziato il percorso accademico nella città natale con Olga Voitova proseguendolo dal 2002 al Conservatorio di Losanna nella classe di Pierre Amoyal, già allievo di Heifetz. Nel 2007 ha ottenuto il diploma di solista con lode e dall’ottobre dello stesso anno segue un perfezionamento all’Accademia Walter Stauffer di Cremona sotto la guida di Salvatore Accardo. Gli inizi della sua carriera concertistica risalgono al 1994 come solista con l’orchestra radiofonica di Monaco, mentre dal 2002 è membro della «Camerata de Lausanne» e si esibisce con Pierre Amoyal come solista nei concerti doppi di Bach e Vivaldi.
Si esibisce regolarmente in numerosi concerti e festival internazionali come solista o accanto a personalità del calibro di Pascal Roge, Bruno Pasquier, Patrick Demenga, Antonio Lysy e François-René Duchâble. Da molte di queste occasioni sono nate registrazioni discografiche così come trasmissioni radiofoniche e televisive.
Florian Rohn · violoncello
È nato nel 1979 a Filderstadt dove ha ricevuto già all’età di cinque anni le prime lezioni di violoncello al College for the arts of Namibia.
A partire dal 1995 si è iscritto al Musikgymnasium di Weimar e dal 2001 al 2003 è stato allievo della classe di Johannes Goritzki alla Robert Schumann Hochschule di Düsseldorf. È stato successivamente ammesso alla classe di solisti di Patrick Demenga al Conservatorio di Losanna, dove nel 2006 ha ottenuto il diploma di solista e il premio Max Jost. Ha partecipato a numerose masterclass con professori quali Anner Bylsma, Maria Kliegel e Wolfgang Boettcher.
Ha tenuto numerosi concerti da solista – con orchestra o piano – in Germania, Svizzera, Olanda, Repubblica Ceca, Norvegia e in Sudafrica.
Kristina Rohn · pianoforte
È nata a Lucerna nel 1978 e all’età di sei anni ha ricevuto le prime lezioni di pianoforte in Croazia, dove – dopo una formazione al ginnasio musicale – si è dedicata allo studio dello strumento presso l’Accademia musicale di Zagabria con Jurica Murai ed in seguito con Vladimir Krpan. Nel 1999 viene insignita del titolo di «miglior pianista accompagnatrice» nell’ambito del concorso Lutic di Zagabria. Nel 2000, dopo il diploma, ottiene un posto nella classe del Jean-François Antonioli al Conservatorio di Losanna, dove ha ricevuto il diploma di concertista con lode e quello di solista. Per la musica da camera ha collaborato con musicisti quali Ivan Klansky, Marek Jerie, Pierre Amoyal e Patrick Demenga. Come solista si è esibita con numerose orchestre quali i «Solisti di Zagabria» e l’Orchestra da camera di Losanna.
Programma
Wolfgang Amadeus Mozart 1756–1791
Trio con pianoforte in do maggiore, KV 548
· Allegro
· Andante grazioso
· Allegro
Ernst Bloch 1880 –1959
Tre notturni
· Andante
· Andante quieto
· Tempestoso
Antonín Dvořák, 1841–1904 Trio per pianoforte n. 3 in fa minore, op. 6
· Allegro ma non troppo
· Allegro grazioso
· Poco adagio
· Finale. Allegro con brio