«Per il compositore non esiste in realtà che una sola grande gioia: sentire i propri canti presentati con il massimo sentimento.
Che freschezza! Che candida innocenza! Che spontaneità! Che penetrazione d’animo e di spirito!». Questo fu uno dei giudizi espressi nel 1847 dopo l’esecuzione di alcuni Lieder di Schumann da parte della cantante svedese Jenny Lind. Ma non fu uno spettatore qualsiasi a lasciarsi andare in simili consta-tazioni, si trattò di quella Clara Wieck – pianista e compositrice – per cui proprio Robert Schumann si era affranto di passione, a causa del reciproco amore osteggiato dal padre di lei. Patimenti sentimentali che avevano portato Schumann a vincere la propria reticenza verso la parola messa in musica – essendo questa reputata inferiore alla «pura musica» – e ad adottare i più alti testi poetici tedeschi per comporre raccolte di Lieder in cui il tema dell’amore (quasi sempre infelice) trovava ampio spazio. Come per il ciclo Dichterliebe (letteralmente «Gli amori del poeta») dove i testi di Heinrich Heine tracciano un percorso di nascita dell’innamoramento, di allontanamento, di tradimento e di disperazione. Poco importa se meno di quattro mesi dopo aver scritto questi struggenti Lieder Schumann riuscì finalmente a coronare il suo sogno d’amore e sposare Clara: a noi è indelebilmente rimasto – fulgido e pregnante – il frutto della sua grandiosa passione.
Ma prima di noi, già sui contemporanei i Lieder di Schumann ebbero un impatto notevole, e soprattutto i cicli scritti in quel tormentato 1840. Un esempio illustre è quello di Franz Liszt, che si trovò a trascrivere per pianoforte diversi tra i canti schumanniani. Trattando di trascrizioni, non è certo da poco la differenza tra un Lied unicamente strumentale e uno che abbia invece anche voce e testo, ma questa sorta di metamorfosi contro natura non sembrava particolarmente irrispettosa a Liszt, tanto che anche per i propri Lieder approntò versioni doppie di questo tipo. Come per i Tre Sonetti del Petrarca, che rielaborò più volte nel corso degli anni, a partire da quel 1838-39 in cui si trovò a compiere un viaggio iniziatico attraverso il Bel Paese.
Così nei Tre Sonetti (basati su liriche dal carattere diversissimo) risuonano echi della canzone d’amore italiana, commosse arie dell’opera belliniana ed eloquenti madrigalismi di stampo monteverdiano.
Anche l’autore contemporaneo Daniel Fueter ha guardato a Schumann e ai suoi Dichterliebe. I suoi sechzehn aspersüss sono dei brevi canti che della raccolta schumanniana riprendono il numero (sedici appunto) e l’autore dei testi, avendo Fueter utilizzato – con tecniche e forme assolutamente attuali – sedici strofe di Heine a suo tempo tralasciate da Schumann.
Ruben Drole · basso-baritono
Nato in Svizzera nel 1980 da genitori d’origine spagnola e slovena. Ha studiato presso la Musikhochschule di Zurigo con Jane Thorner Mengedoht e si è perfezionato presso l’Internationales Opernstudio di Zurigo. Fino alla stagione 2005-2006 è stato solista alla Opernhaus di Zurigo, impegnato da subito in importanti ruoli quali Lucio Cinna (Lucio Silla di J.C.Bach), Simone (da La finta semplice), Haly (da L’Italiana in Algeri), Papageno (da Il flauto magico, con la direzione di Nikolaus Harnoncourt per una registrazione in DVD Deutsche Grammophon).
Sempre con Nikolaus Harnoncourt ha partecipato a una tournée in Giappone (Requiem di Mozart e Messiah di Händel con il Concentus Musicus).
È stato ospite del Festival di Aix-en-Provence e in ambito concertistico ha cantato nella Messa d’Incoronazione di Mozart con la Concertgebouw Orchestra e Ton Koopman, nell’Israele in Egitto di Händel con il Concerto Köln e in diversi recitals per la rassegna Swiss Chamber Concerts. Dopo l’apparizione quale ospite nel ruolo principale de Le nozze di Figaro con la Cleveland Orchestra e Franz Welser-Möst è stato invitato per interpretare Leporello nel marzo 2011.
Ruben Drole è vincitore del premio culturale della Fondazione Pro-Europa e della Carl-Heinrich-Ernst-Foundation, Winterthur.
Simone Keller · pianoforte
La pianista svizzera è nata nel 1980 a Weinfelden. Ha studiato pianoforte presso la Musikhochschule di Zurigo con Hans-Jörg Strub e si è perfezionata con Andrzej Jasinski, Siegfried Mauser, Karl Engel e Hartmut Höll, ricevendo numerosi premi e distinzioni, tra i quali il primo premio per pianoforte al Concorso Landolt, il secondo premio per pianoforte al Concorso Hans Ninck e il premio EMCY di musica da camera presso l’Europäisches Klassik-Festival di Ruhr. Ha studiato inoltre nella classe di canto di Daniel Fueter e Hans Adolfsen e ha frequentato corsi di organo e fortepiano.
Simone Keller si è esibita quale solista e musicista da camera in diverse formazioni e stili musicali, tra i quali il Collegium Novum di Zurigo, l’Ensemble TaG e il Musikkollegium di Winterthur, dove ha lavorato con i direttori Heinz Holliger, Enno Poppe, Pablo Heras-Casado e William Blank.
È stata ospite con programmi da solista e per ensemble da camera presso numerosi festival svizzeri, quali Tage für Neue Musik di Zurigo e Schweizer Tonkünstlerfest. In Europa ha partecipato ai Weimarer Frühjahrstage e a Bucarest al New Music Week, in Asia è stata ospite presso il New Music Week di Shanghai. Simone Keller ha effettuato registrazioni per la Radio svizzera DRS e diverse altre etichette.