Nascita e apoteosi del violoncello romantico, si potrebbe dire. Perché l’evoluzione vissuta dallo strumento nelle opere cameristiche da Beethoven a Brahms è stata a dir poco stupefacente.
Basti pensare che negli anni precedenti Beethoven gli altri due pilastri della «Prima scuola di Vienna» – Haydn e Mozart – non avevano mai dedicato delle sonate con pianoforte allo strumento-violoncello, e che quindi quelle beethoveniane (ben cinque!) erano e sono da considerarsi come degli assoluti apripista tecnici ed espressivi nel genere.
«Le soluzioni trovate nell’opera 69 per i problemi di scala, di sonorità relativa e di equilibrio tra i due strumenti son da considerarsi altrettanto importanti che l’originalità e la qualità delle idee musicali messe in atto» ha osservato Lewis Lockwood, professore emerito di Harvard e massima autorità musicologica americana attorno a Beethoven.
Una sonata, la Terza in la maggiore, che ha dunque avuto il doppio merito di trovare da un lato l’alchimia tecnica nell’unire violoncello e pianoforte e, dall’altro, di farlo in una cornice poetica ed estetica di primissimo piano.
Nell’estate del 1886 – cioè circa ottant’anni più tardi – i modi per ben combinare violoncello e pianoforte erano invece assai chiari.
E soprattutto a Johannes Brahms, che sulle rive del lago di Thun stava vivendo uno dei momenti più fertili della sua intera esperienza creativa. Da quei giorni fecondi uscì anche la Seconda sonata per violoncello e pianoforte in fa maggiore, una pagina perfetta nel suo equilibrio tra slanci lirici e veementi palpitazioni.
Tra Beethoven e Brahms, cronologicamente ma anche stilisticamente, si situa Felix Mendelssohn. Con una pagina giovanile scritta per il fratello maggiore Paul (il tema più otto Variazioni concertanti) e con una matura «canzone senza parole», che è vera e propria summa della sua visione del romanticismo: un viaggio poetico fatto di sole note.
Robert Cohen · violoncello
Ha debuttato alla Royal Festival Hall di Londra all’età di 12 anni e da allora la sua carriera internazionale non si è mai interrotta.
Ha frequentato il più grande repertorio violoncellistico proponendolo in concerto accanto a maestri quali Claudio Abbado, Mariss Jansons, Riccardo Muti o Sir Simon Rattle e registrandolo per le più prestigiose case discografiche: Deutsche Grammophon, DECCA e Universal.
Ricca è anche la sua attività di musica da camera, tanto da portarlo a fondare un relativo festival: il Charleston Manor.
Cohen è professore alla Royal Academy of Music di Londra così come presso il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano. Conduce inoltre una costante ricerca sui nuovi mezzi di promozione di musica e cultura classiche attraverso televisione e internet.
Suona il violoncello «ex-Roser» di David Tecchler (Roma, 1723).
Heini Kärkkäinen · pianoforte
Ha iniziato lo studio del pianoforte con Dimitri Hinze e lo ha proseguito con Liisa Pohjola alla Sibelius Academy. Si è poi perfezionata a Parigi con Ralf Gothóni e con Jacques Rouvier.
La sua carriera è iniziata negli anni ottanta grazie al successo ottenuto nei concorsi pianistici nazionali Ilmari Hannikainen e Maj Lind.
Si è esibita in Europa e Stati Uniti sia in recital, sia come solista (con la Finnish Radio Symphony Orchestra, la Tapiola Sinfonietta e l’Orquesta Ciudad de Granada), sia come musicista da camera. Suoi principali partner nel repertorio cameristico sono Ana Chumachenko, Robert Cohen, Jean-Jacques Kantorow e Pekka Kuusisto.
Ha realizzato produzioni discografiche per Ondine, Warner Classics e BIS ottenendo prestigiosi riconoscimenti internazionali.
Programma
Felix Mendelssohn-Bartholdy 1809–1847
Variations Concertantes, op.17
Johannes Brahms 1833–1897
Sonata n. 2 in fa maggiore, op.99
Allegro vivace
Adagio affettuoso
Allegro passionato
Allegro molto
Ludwig van Beethoven 1770–1827
Sonata n. 3 in la maggiore, op. 69
Allegro ma non tanto
Scherzo, Allegro molto
Adagio cantabile – Allegro vivace
Felix Mendelssohn-Bartholdy
Lied ohne Worte, op. 109