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Passione e storia nel trio slavo

Lunedì 5 ottobre 2009


Se si immaginasse un programma sulla passionalità della musica da camera boema, uno sarebbe il compositore che verrebbe subito in mente: Dvořák.

Il concerto che contenesse il Trio per pianoforte in mi minore Op.90 «Dumky» sarebbe perciò perfettamente in tema. Innanzitutto perché Dvořák è cresciuto, si è formato e lungamente ha lavorato proprio in Boemia, cioè in quella storica regione dell’Europa centrale che occupa i due terzi dell’attuale Repubblica Ceca e che confina con Germania, Polonia, Moravia e Austria. In secondo luogo perché proprio dalla cultura popolare boema Dvořák ha preso a prestito la «dumka» – forma musicale tradizionale che sta ad indicare dei brani sognanti, lirici e malinconici con però delle improvvise agitazioni d’animo – per creare quel capolavoro atipico che è il Dumky Trio.

Rivolgendosi poi al Novecento, nell’allestimento del programma sulla Boemia e i territori slavi, si potrebbe integrare uno dei più prolifici autori di musica da camera di tutto il secolo. E di Bohuslav Martinú (che nella sua carriera ha scritto ben 95 opere per tutti gli organici cameristici) il Trio n. 2 in re minore potrebbe valere come paradigma della sua arte più pura, con il riferimento all’amata Francia di Fauré nei primi due movimenti e alla terra natale nella brillante danza fugata del finale.

Per creare una certa sorpresa si potrebbe anche inserire nel concerto un autore che con i piccoli gruppi strumentali e con la musica slava ben poco sembrerebbe avere a che fare. Chi meglio di Gustav Mahler? Magari per scoprire che proprio in Boemia, a Kalischt, il grande sinfonista aveva avuto i propri natali e che come prima composizione aveva scritto, nel 1876 per un saggio di conservatorio, il Quartetto per pianoforte e trio d’archi in la minore.
E, per ampliare infine il raggio geografico e cronologico del programma, si potrebbe pure prevedere il Trio con pianoforte in mi bemolle maggiore op.12 di Johann Nepomuk Hummel. Una pagina giovanile, quella dell’autore slovacco, che risente da vicino della frequentazione di Beethoven e della lezione di Mozart e Salieri, essendo squisito esempio di un classicismo elegante ed equilibrato.


Igor Karsko · violino

Nato in Slovacchia si è formato a Praga diploman­dosi con lode ed è stato poi invitato da Yehudi Menuhin presso la propria accademia di Gstaad.
È stato membro della Camerata Lysy e della Mahler Jugendsinfonieorchester diretta da Claudio Abbado. È regolarmente invitato in tutta Europa come musicista da camera e primo violino di spalla, ruolo che dal 1993 ricopre stabilmente anche presso l’orchestra sinfonica di Lucerna.


Jozef Luptak · violoncello

Tra le personalità più prominenti dell’attuale scena musicale slovacca, ha studiato violoncello a Bratislava e presso la Royal Academy di Londra, risultando vincitore in diversi concorsi nazionali e internazionali. Esibitosi con prestigiosi partner nell’ambito dell’interpretazione classica (Andrew Parrott, Jirí Belohlávek, Robert Cohen) si dedica attivamente anche all’improvvisazione e a particolari progetti tra jazz e rock.


Nora Skuta · pianoforte

Tra i pianisti slovacchi è una delle più importanti e richieste musiciste su scala internazionale ed è particolarmente attiva nell’ambito della musica contemporanea (progetti con compositori quali Sofia Gubaidulina, Christian Wolff e Salvatore Sciarrino).
Per questa sua attività, condotta sia sul piano concertistico che su quello discografico, ha ricevuto prestigiosi riconoscimenti e si è esibita nei maggiori centri musicali europei.


Programma

Johann Nepomuk Hummel 1778–1837
Trio con pianoforte in mi bemolle maggiore, op. 12 
Allegro agitato
Andante
Finale. Presto

Bohuslav Martinú 1890–1959
Trio n.2 in re minore
Allegro moderato
Andante
Allegro

Gustav Mahler 1860–1911
Quartetto per pianoforte e trio d’archi in la minore (con Ambra Albek, viola)

Antonin Dvořák 1841–1904
Trio per pianoforte in mi minore op. 90 «Dumky»
Lento maestoso
Poco adagio
Andante
Andante moderato
Allegro
Lento maestoso